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Responsabilità differenziata. Per educare alla sostenibilità. Tesi di laurea.

LUCIA STELLUTI

Responsabilità differenziata per educare alla sostenibilità

Università degli Studi di Milano Bicocca –Facoltà di Scienze della Formazione

Tesi di Laurea Anno Accademico 2007 – 08

Leggi la tesi.

Questa tesi affronta i temi dell’educazione alla sostenibilità e della responsabilità differenziata a tale riguardo. Lo scopo dichiarato dell’A. è identificare “delle priorità culturali proprie dell‟Italia di fronte a un problema così ampio e complesso come quello della sostenibilità”. Dopo un’introduzione sulla motivazione culturale e scientifica della scelta e dello sviluppo di questo argomento, in cui chiarisce di non voler “entrare nel merito delle soluzioni tecniche, specifiche dei complessi problemi accennati, quanto piuttosto considerare le responsabilità pedagogiche e il ruolo di cui è investita l‟istruzione scolastica in tale percorso”, il lavoro si compone di tre parti.
La prima inizia con una breve panoramica storica e approfondisce l’argomento della globalizzazione e il concetto di “sostenibilità”. Commentando poi alcune delle principali dichiarazioni internazionali degli ultimi decenni sul ruolo della scuola nell’educazione allo sviluppo sostenibile, l’A. mette bene in evidenza come il suo compito sia da considerarsi “normativo”, per la trasmissione di valori che comporta. Nella conclusione di questo capitolo, parla della necessità di un lavoro sulle fondamenta del pensiero, capace di elaborare un progetto unitario e coerente. Infine sottolinea che il forte impegno moraleggiante assegnato alla scuola, disturba i processi di apprendimento e non lascia spazi di responsabilità e di azione ad altri attori sociali.
La seconda parte è un’analisi di documenti ufficiali redatti dalle Nazioni Uniti riguardanti l’Educazione allo Sviluppo Sostenibile, in cui è evidente l’accento sulla scuola come centro della strategia educativa. L’A. esamina diverse teorie pedagogiche sul rapporto tra istruzione e educazione, per arrivare poi ad identificare la realtà nascosta di una visione gerarchica piuttosto che sistemica, che affida alla scuola “un ruolo di preponderanza rispetto ad altri ambiti educativi”. Sulle difficoltà che molte famiglie incontrano nello svolgere il loro ruolo educativo, l’A. sostiene che è necessario pensare a seri interventi di politica per aiutare i genitori a “riappropriarsi del compito di allevare i figli” e non assegnare alla scuola “compiti di giustizia sociale”. In conclusione a questa sezione, propone di “recuperare la specificità di entrambi gli ambiti (scuola e famiglia) e differenziare le loro responsabilità”.
Molto interessante anche è la sezione sui Diritti dell’Uomo. L’A. propone cinque nuovi criteri entro i quali riconfigurare i diritti. Partendo dalla constatazione che “il fondamento veritativo di ogni uomo……è il vero principio universale……che va riconosciuto come qualcosa d‟essenziale al dibattito democratico”, successivamente afferma che “il diritto alla libertà di religione, di pensiero, di coscienza, è il fondamento di tutti gli altri”. L’elenco si chiude con un riferimento alla tolleranza che incoraggia il legame sociale davanti alla pluralità di posizioni etiche.
Nella parte conclusiva, l’A. si chiede come questi criteri possono “ri-orientare un‟educazione di qualità…che sia realmente costruttiva per un futuro sostenibile in Italia”. Ecco come vede l’esperienza scolastica in una società pluralistica: “luogo di formazione al confronto, attraverso il quale consolidare la propria identità in plausibilità”; e ancora: “Il primo passo per un‟educazione allo sviluppo sostenibile è istruire in modo mai definitivo, ma argomentativo…recuperando prima dalla
famiglia e più avanti dal ragazzo la prospettiva e la responsabilità della posizione finale.”
Nella terza sezione del secondo capitolo, l’A. inizia parlando del pensiero religioso che soggiace alle affermazioni di molti studiosi. Si parla di “salvezza”, “missione”, “liberazione”. Dal momento che è la propria visione del mondo che influenza ciò che si fa nella sfera dell’ecologia (come in ogni altra sfera della vita), la scuola non può essere il luogo primario in cui cambiare la forma mentis dei ragazzi. Per rispondere a questa esigenza di giustizia è necessaria “un‟alleanza sociale tra Stato, scuola e famiglia” che recuperi la comprensione dei diversi compiti educativi e favorisca una riflessione pedagogica supportata da una riflessione politica.
Nel capitolo tre viene analizzata l’esperienza fatta dall’A. durante il suo anno di tirocinio all’interno del Gruppo Scuole della Cooperativa Chico Mendes di Milano. I percorsi educativi risultano inadeguati agli obiettivi prefissati. Poche ore nel corso del periodo scolastico non possono incidere sulla visione del mondo degli studenti né cambiare un intero sistema, specialmente quando la conoscenza acquisita è in conflitto con le scelte quotidiane della scuola, della famiglia, e della società più ampia.
Dopo questa analisi, l’A. riporta la discussione sulla questione delle fondamenta, e propone un approccio più sistemico. Ecco cosa dice: “Il benessere della comunità dipende sempre dal benessere e dal buon funzionamento di ogni sfera sociale, nessuna esclusa… L‟educazione allo sviluppo sostenibile è da costruire nel contesto civile, e deve fare i conti con il proprio contesto storico. Un primo passo sarebbe nella costituzione di un „pluralismo strutturale‟. Tutte le sfere del vivere sociale devono essere impegnate di fronte a problematiche sociali senza l‟invadenza dello stato e del „sistema‟ Cattolico Romano. Oltre ad un pluralismo strutturale lo stato deve anche garantire un pluralismo confessionale. Esiste una pluralità di visioni diversificate e questa ricchezza va tutelata”. In questo contesto affronta anche il tema della laicità quale “quadro istituzionale capace di garantire l‟ambizione per la verità e nel contempo l‟attenzione per la pluralità”.
In sede di riepilogo, viene di nuovo sottolineata la necessità di una trasformazione radicale della vita in tutti i suoi aspetti. Lo sfondo di questo pensiero è evangelicale. L’A. illustra come l’etica evangelicale “investe la questione dell‟uno e del molteplice e si struttura nell‟interazione costante di tre prospettive”, quella delle norme morali, quella situazionale, e quella che fa leva sulla responsabilità dei soggetti coinvolti. Conclude definendo il lavoro fatto “il tentativo genuino di rendere la teologia pubblica……l‟impegno concreto della fede in un Dio vivente”.
Brenda Crook