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Genitori cristiani e scuola pubblica.

Eccoci di nuovo all’inizio di un altro anno scolastico con tutto ciò che comporterà – l’impegno, le sfide, le difficoltà, le soddisfazioni…

Per noi insegnanti evangelici, insieme al senso di privilegio di poter svolgere un lavoro che ci permette di passare le nostre giornate in compagnia di bambini e giovani, c’è anche la consapevolezza di una chiamata. Come ogni cristiano, ognuno nella propria sfera di attività, viviamo il nostro impegno lavorativo come una vocazione. C’è quindi un grande senso di responsabilità, prima di tutto verso Dio che ci ha rivolto questa chiamata, ma poi anche verso i genitori dei nostri alunni che ci affidano i loro figli delegandoci un ruolo nella loro educazione.
Sì, abbiamo un ruolo delegato. I primi responsabili per l’educazione dei figli, per la Bibbia, sono i genitori (Deuteronomio 6:1-9). Si può certamente decidere di mandare proprio figlio in una scuola, affidando agli insegnanti l’istruzione scolastica, ma la responsabilità ultima rimane sempre dei genitori, cosa peraltro anche ribadita dalla nostra Costituzione (Art. 30). 

Come può un genitore assolvere questo dovere quando per molte ore al giorno non è fisicamente presente insieme al figlio? Sappiamo che per molte persone la vita è frenetica, gli impegni sono tanti, il lavoro è stressante ed è quindi difficile trovare il tempo necessario, ma non si può e non si deve rinunciare alle responsabilità verso i figli.
Come ha detto Stuart Olyott*, “Il grande bisogno del bambino è l’educazione – un’educazione che frenerà la sua stoltezza, gli dirà la verità sulla sua natura e sul suo pericolo (perché ribelle nei confronti di Dio), gli insegnerà il vangelo del nostro Signore Gesù Cristo, e lo preparerà a vivere per la gloria di Dio sia in questa vita che in quella futura”. Questo dovrebbe essere lo scopo dell’educazione famigliare impartita da genitori cristiani.
Ma anche per quanto riguarda la scuola, è essenziale che un genitore sappia ciò che viene insegnato al figlio, quali sono i contenuti dei programmi scolastici. Per fare questo deve conoscere gli insegnanti, cercando di essere presente per i ricevimenti e le assemblee di classe. Deve guardare bene i libri di testo e altri materiali usati dal figlio. Essere vicino al figlio quando fa i compiti a casa dà al genitore anche la possibilità di discutere gli argomenti trattati e, se necessario, di problematizzare quegli insegnamenti che possono non essere in linea con la visione del mondo che vuole trasmettere in famiglia. Può anche prolungare la conversazione completando o approfondendo le questioni.
Un altro modo per essere presente nel mondo della scuola del proprio figlio è proporsi come rappresentante dei genitori negli organi collegiali. Questo ruolo richiede sicuramente un certo impegno ma permette ai genitori di intervenire nella vita della scuola influendo sul sistema e non solo pensando agli interessi del proprio figlio. Può influenzare alcune decisioni, fare proposte, mettere in discussione progetti non ritenuti appropriati. È vero che diversi aspetti dell’educazione scolastica, come le scelte didattiche, sono competenza dell’insegnante, ma una collaborazione reciprocamente rispettosa è la strada per offrire agli alunni un percorso formativo efficace.
Ricordiamoci che nessuna educazione è neutrale. Oltre ai contenuti delle materie scolastiche, anche le parole degli insegnanti, le loro azioni, gli atteggiamenti, i valori, le abitudini, le relazioni vissute all’interno dell’ambiente scolastico e dell’aula stessa, contribuiscono a formare la mente e il cuore del bambino. Preghiamo che ci possano essere anche scuole fondate su principi cristiani, ma, in attesa della realizzazione
di questo sogno, genitori e insegnanti devono portare avanti i rispettivi compiti, chiedendo a Dio di benedire i nostri sforzi.

Il Comitato Insegnanti Evangelici Italiani – 11 gennaio 2014

  • Stuart Olyott ha insegnato Teologia Pastorale al West Bible College in Galles ed è ora anziano in una chiesa nel
    Deeside, Galles.