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LETTERA APERTA al Ministro Azzolina e a tutto il personale della scuola.

” Esorto dunque, prima di ogni altra cosa, che si facciano suppliche, preghiere, intercessioni, ringraziamenti per tutti gli uomini, per i re e per tutti quelli che sono costituiti in autorità” 1Tim.2,1-2.

Il Comitato Insegnanti Evangelici in Italia fa giungere il proprio affetto e solidarietà a tutti gli operatori della scuola, ai Dirigenti Scolastici e al nostro Ministro dell’Istruzione. Mentre insieme affrontiamo questa pandemia, siamo tutti spinti a rivalutare ciò che è davvero essenziale nella vita, a riconsiderare il nostro operato e il senso del nostro lavoro. Come uomini e donne che si occupano di educazione siamo abituati ad auto-valutarci e fare un esame di noi stessi, di ciò che abbiamo lasciato ai nostri dipendenti, ai nostri colleghi, ai nostri studenti e alle loro famiglie. Tutto questo rende ancora più impegnativo il compito che ora, in qualche modo, ci è richiesto di svolgere a distanza e che si inserisce in una realtà di vita quotidiana completamente nuova per ognuno di noi.
Come Comitato abbiamo sempre cercato nel nostro piccolo di contribuire alla crescita e alla ricchezza della scuola pubblica italiana facendoci portatori di una visione evangelica e anche in questa circostanza sentiamo il dovere professionale e morale di condividere tre pensieri che esprimono la nostra prospettiva sperando che porti riflessione, consolazione e soprattutto speranza.
Non siamo i primi educatori
Questa emergenza ha messo in luce una realtà troppo spesso trascurata. La scuola esiste perché ci sono famiglie, il cui diritto e dovere educativo primario è garantito dalla nostra bella Costituzione (Art. 30), che ci affidano una parte della cura e dell’istruzione dei loro figli. Oggi le famiglie si trovano all’improvviso a convivere 24 ore al giorno riscoprendo così la loro responsabilità educativa. Le richieste dei genitori in questo momento in qualche caso sono pressanti, ma come insegnanti, consapevoli di quale grande influenza abbia la vita domestica sugli apprendimenti, abbiamo l’opportunità d’incoraggiare le famiglie a riscoprire il loro specifico compito, un compito educativo a 360 gradi per il bene e la crescita fisica, emotiva, intellettuale e soprattutto spirituale dei loro figli e che consiste solo in piccola parte nel supervisionare il lavoro scolastico. Potremmo trovare modi per incoraggiare le famiglie a dedicare il tempo necessario ad accompagnare i propri figli mentre vivono
questo momento nuovo e unico della loro vita e acquisire insieme a loro quelle competenze che sono davvero essenziali per affrontare la vita.
Non siamo i soli educatori
Ciò che stiamo vivendo ci costringe a ridimensionare il nostro ruolo e a metterlo in relazione con le altre agenzie educative e con le altre sfere della vita come mai prima d’ora. Nel nostro ruolo educativo siamo sempre insieme ad altri soggetti altrettanto importanti per la vita di ognuno di noi. L’istruzione è essenziale alla fioritura della civiltà umana, ma se è sganciata dal resto della vita resta una competenza fine a sé stessa e fredda. La formazione dell’individuo, invece, si muove naturalmente all’interno di una rete di alleanze e di responsabilità differenziate, nel quale ognuno svolge il proprio ruolo senza ingerenze ma a completamento dell’altro e in sinergia con l’altro. Che sollievo, quindi, sapere che non siamo i soli educatori: la famiglia ha un suo compito specifico, la scuola ne ha un altro, le chiese o le aggregazioni religiose hanno il loro, lo sport, l’associazionismo, i media hanno il loro ecc. È in questa dinamicità che le vite dei nostri bambini e ragazzi fioriscono. La nostra “didattica a distanza” non acquisirebbe maggior valore se invece di oberare tutto il nostro e il loro tempo aiutasse a coltivare, anche in questo isolamento, la rete educativa nella quale siamo immersi?
Non dipende tutto da noi
Negli ultimi giorni abbiamo letto certamente delle parole di sofferenza, difficoltà e pesantezza che i Dirigenti Scolastici e i docenti esprimono. Dopo la chiusura delle scuole è partita all’improvviso una nuova era per gli educatori ed insegnanti, che si trovano a vivere la propria professione eliminando un elemento centrale: la relazione con lo studente. La didattica a distanza, se da un lato ha concesso alla scuola di far proseguire parte del suo lavoro, ha sottolineato ancora di più le disuguaglianze esistenti nella comunità scolastica sia tra i docenti sia tra gli alunni e le loro famiglie, in alcuni casi distruggendo tutto il lavoro di inclusione condotto a scuola. Inoltre, nelle zone più colpite dal Virus i Dirigenti scolastici si trovano a dover guidare le proprie istituzioni in modo completamente nuovo e nel frattempo devono far fronte a situazioni di sofferenza e di lutto nelle famiglie dei propri studenti e forse anche nella propria; situazioni di dolore irraggiungibili perché chiuse nelle mura domestiche. Sappiamo bene che dove c’è sofferenza l’apprendimento è più difficile ed ostacolato. La didattica a distanza rischia di farcelo dimenticare. La scuola è sempre stata investita del compito gravoso di dare direzione, risposte e speranza ai propri utenti, un compito etico e morale che – si deve ammettere – non le compete, se non in modo indiretto. L’emergenza ha rivelato questa crepa: un piccolo virus ha fermato la scuola come la conosciamo e in qualche caso ha anche portato via la vita di chi la scuola la fa. La scuola è fatta di esseri umani, imperfetti e limitati i quali stanno anch’essi cercando di affrontare il dolore, la sofferenza, l’isolamento, facendosi domande, cercando risposte. La scuola – chi la dirige e chi la fa – potrebbe offrire un servizio più sereno se non si sentisse appesantita dalla responsabilità di dover dire sempre “andrà tutto bene”, dovendo poi portare il peso e le conseguenze di queste parole, soprattutto quando le ricadute sono ampie ed evidenti, come nel caso di un lutto.
Esprimiamo nuovamente la nostra solidarietà a tutti coloro che insieme a noi svolgono questo lavoro con passione e grande professionalità, che desiderano il meglio per i propri studenti e stanno mostrando di svolgere questo servizio pubblico con grande diligenza. Ma allo stesso tempo chiediamo che non ci sia assegnato un compito più grande di quello che possiamo svolgere. Ringraziamo Dio, perché fino a poche settimane fa i nostri figli e studenti hanno potuto godere di questo grande bene che è l’istruzione scolastica, dando loro un’opportunità di cui ancora troppi bambini e ragazzi nel
mondo non godono. Assicuriamo la nostra preghiera continua per tutti voi che, a vari livelli e in vari modi, siete impegnanti in compiti di autorità e responsabilità nel settore dell’istruzione. Preghiamo per lei Ministro Azzolina, che la saggezza divina, quella che “sorpassa ogni intelligenza”, sia sopra di lei e che Dio la circondi di giusti consiglieri e validi collaboratori in questo momento così difficile durante il quale è chiamata a prendere decisioni giuste ed equilibrate.
Come insegnanti evangelici troviamo consolazione, speranza, risorse e motivazione vere, solo in Cristo e nella Sua Parola e la nostra preghiera è che anche i nostri colleghi, i nostri studenti e le loro famiglie, abbiano la libertà e il tempo di scoprire questo tesoro che libera.

Lucia Stelluti per il Direttivo CIEI – 28 marzo 2020