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Ora di Islam. Una risposta sbagliata ad un problema vero.

La recente proposta d’introdurre l’insegnamento dell’Islam nelle
scuole italiane ha riportato al centro dell’attenzione il ruolo della
scuola nelle politiche di integrazione culturale. Non c’è dubbio che
la scuola abbia un’importanza cruciale in questo campo, eppure la
soluzione intravista è una risposta sbagliata ad un problema reale.
L’Italia è un Paese che, pur essendo uno stato laico, vede una
confessione religiosa (quella cattolico-romana) godere di un
privilegio iniquo: quello di impartire l’insegnamento della religione
cattolica (IRC) nelle scuole pubbliche con insegnanti da essa
selezionati ma pagati coi soldi di tutti i contribuenti. Ora, si
vorrebbe gravare la scuola statale di un altro insegnamento religioso:
quello dell’Islam per favorire l’integrazione degli studenti di
famiglie musulmane. Il vizio di fondo dell’IRC, invece di essere
risolto, viene esteso ed amplificato ulteriormente.
L’ora di Islam è sbagliata come lo è l’IRC per il fatto che la scuola
statale non è la sede per impartire l’insegnamento religioso,
qualunque esso sia. Questo compito spetta alle famiglie e alle
istituzioni religiose preposte. Piuttosto che introdurre un altro
insegnamento confessionale, perché non si mette mano all’abolizione
dell’IRC e non si lavora per una legge per la libertà religiosa che
finalmente introduca nel nostro Paese una legislazione rispettosa di
tutte le componenti religiose in un quadro di laicità ed uguaglianza?
Solo così ci potrà essere integrazione, anche della minoranza islamica.

Alleanza Evangelica Italiana– 20 ottobre 2009