Back

Giù le mani dai nostri ragazzi!

Oltre a quello della crisi globale, un altro spettro si aggira nel continente: lo spettro dell’omofobia. “Definiamo “omofobia” come pregiudizio, discriminazione, molestie, o atti di violenza contro le minoranze sessuali, inclusi lesbiche, gay, bisessuali e transessuali evidenziata in una paura o un odio profondamente radicati verso coloro che amano e desiderano sessualmente persone dello stesso sesso” (James T. Sears, 1997).


Diciamo spettrale perché è un movimento silenzioso, nascosto nelle pieghe della cultura, delle opinioni e dei luoghi comuni, nelle forme di vita associate come famiglia, scuola e istituzioni. È infatti in questi luoghi virtuali e reali che si modellano le coscienze dei giovani e dei bambini, luoghi che, quando sono malati, possono generare violenze, come testimoniano gli innumerevoli casi di abusi contro i minori, le donne e in genere i più deboli. Proprio in questi giorni il Parlamento sta discutendo un Disegno di Legge sull’omofobia per contrastare la denigrazione delle persone in base all’orientamento sessuale. Ma, nel combattere giustamente questo fenomeno, il DdL rischia di avere un effetto contraddittorio: mentre vuole proteggere una categoria di persone contrassegnate dall’orientamento omosessuale o transessuale, corre il rischio di ledere il diritto di tutti di esprimere liberamente convinzioni che contrastano con una visione “politicamente corretta” della sessualità.


Potrebbe quindi non essere lontano il momento in cui nella scuola non sarà più possibile sostenere l’idea che il matrimonio è tra un uomo e una donna, perché si sarà bollati come omofobi. Ma il movimento di cui stiamo parlando è spettrale anche perché può essere ingigantito ad arte e così fornire un pretesto per operazioni di ingegneria sociale degne del “grande fratello”. Contro questo spettro infatti si stanno già mobilitando nientemeno che l’Ufficio Regionale per l’Europa dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, il Centro Federale per l’Educazione alla Salute (BZgA,Germania) e la Federazione Italiana di Sessuologia Scientifica, con la pubblicazione del
documento: “Standard per l’Educazione Sessuale in Europa”, che dovrebbe fungere da “Quadro di riferimento per responsabili delle politiche, autorità scolastiche e sanitarie, specialisti”, documento diligentemente diffuso presso tutti i ministeri della Salute e dell’Istruzione d’Europa. In esso si trova un esplicito invito a fare maturare una consapevolezza sessuale fin dai primissimi anni di vita.


Ai bimbi dagli 0 ai 4 anni, si legge, «gli educatori dovranno trasmettere informazioni su masturbazione infantile precoce e scoperta del corpo e dei genitali, mettendoli in grado di esprimere i propri bisogni e desideri, ad esempio nel “gioco del dottore”». Dai 4 ai 6 anni i bambini dovranno invece essere istruiti «sull’amore e le relazioni con persone dello stesso sesso… parlando di argomenti inerenti la sessualità con competenza comunicativa».


Ai bimbi tra i 6 e i 9 anni i maestri terranno lezioni su «cambiamenti del corpo, mestruazioni ed eiaculazione», facendo conoscere loro «i diversi metodi contraccettivi». Su questo aspetto i bambini tra 9 e 12 anni dovranno già avere ampia competenza, diventando esperti nel «loro utilizzo» e venendo informati su «rischi e conseguenze delle esperienze sessuali non protette (le gravidanze indesiderate)».


Tra i 12 e i 15 anni gli adolescenti dovranno acquisire familiarità col concetto di «pianificazione familiare» e conoscere il difficile «impatto della maternità in giovane età», con la consapevolezza di «un’assistenza in caso di gravidanze indesiderate e la relativa «presa di decisioni» (aborto?!). A quell’età, i ragazzi dovranno essere informati sulla possibilità di «gravidanze anche in relazioni omosessuali» e sull’esistenza del sesso inteso come «prostituzione e pornografia», venendo messi in guardia «dall’influenza della religione sulle decisioni riguardanti la sessualità».
Sono già in circolazione materiali, unità didattiche e attività scolastiche da usare senza indugi nelle scuole di ogni ordine e grado, predisposti da associazioni accreditate dal Miur (associazioni omosessuali).
L’Oms lancia anche un monito affinché «l’educazione sessuale venga effettivamente realizzata in termini di luoghi, tempi e personale», sebbene non occorra una preparazione ad hoc della classe docente e «gli insegnanti di educazione sessuale non siano professionisti di alto livello». Ma non solo, sembra che sia già in atto a livello europeo il tentativo di proibire per questi casi l’obiezione di coscienza.

Oltre allo sconcerto che si potrebbe esprimere per il dispiegamento enorme di energie profuse allo scopo di cancellare ogni sorta di ingenuità e di candore nell’infanzia di oggi, quello che sbalordisce e preoccupa è l’insidiosità del progetto. Per difendere la libertà di alcuni di adottare certe condotte sessuali, l’ateismo militante arriva a essere intollerante nei confronti di altri che pensano diversamente, e promuove il controllo delle coscienze attraverso un programma imposto di condizionamento precoce.


Veramente questo sarebbe il contrasto all’omofobia? Non vi si legge invece la volontà di violare la coscienza dei bambini e dei giovani attraverso una presunta scienza, che entra pesantemente nell’intimità delle persone in crescita per condizionarla secondo i propri assunti? Sono al corrente questi pseudo scienziati che esistono dei diritti umani? Che esistono le Costituzioni in cui, ad esempio nella nostra, è sancito il diritto di professare liberamente la propria fede religiosa? (Art. 19).

La sessualità è una dimensione pervasiva della persona che certamente va educata, ma ridurla alla pura genitalità (come si legge nei programmi di educazione sessuale), è poi davvero così scientifico?
E poi, come possono pensare, questi sedicenti scienziati sociali, di ignorare completamente i genitori? Chi ha conferito loro l’autorità di disporre della vita dei bambini e dei ragazzi? Fino ad oggi, sono ancora mamma e papà i responsabili dell’educazione e dell’allevamento dei figli. A loro, ai genitori tocca il diritto e il dovere di proteggere la privatezza dei loro sentimenti e la delicatezza della loro coscienza.
Nemmeno la scuola ha il diritto di fare educazione sessuale. Argomenti eticamente sensibili come questi vanno affrontati nel giusto contesto, che è quello famigliare.
E infine gli insegnanti, quei professionisti non di alto livello secondo l’OMS, ai quali oggi si proibisce di chiedere ai ragazzi di scrivere o parlare della loro famiglia, o del lavoro del papà, per rispetto della loro privacy, dovrebbero invece ricevere l’ordine dall’alto della loro competenza, di impartire l’educazione sessuale, senza nemmeno la libertà di fare obiezione di coscienza? Fino a prova contraria, “l’arte e la scienza sono libere e libero ne è l’insegnamento” (art. 33 Costituzione).
La scuola non è mai stato il luogo deputato al plagio delle coscienze, ma all’istruzione e all’educazione, insieme e a fianco della famiglia.


Allora diciamo ad alta voce: giù le mani dai nostri ragazzi! Finché avremo libertà di parola dobbiamo avvalercene, perché qualcuno non pensi che i diritti umani possono essere cancellati con alcuni colpi di spugna. Si ricordi il grande fratello che ci sono stati molti che hanno dato la vita per la verità e la libertà. Forse ce ne dovranno essere ancora degli altri.

Comitato Insegnanti Evangelici Italiani – 28 luglio 2014