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On Christian Teaching. Una recensione.

AutoreDAVID I. SMITH

Anno di pubblicazione: 2018

Editore: Eerdmans (Grand Rapids, USA)

N. Pagine: 182

La fede cristiana informa solo le idee che vengono comunicate in una lezione di scuola e forse anche lo spirito in cui vengono offerte, o si può parlare di processi, movimenti, pratiche e pedagogia specificatamente cristiani? 

Nel suo libro On Christian Teaching. Practising faith in the classroom, editore William B. Eerdmans (2018), David I. Smith risponde affermativamente a questa seconda possibilità. La fede può informare la pedagogia. In questo scritto vuole dare delle piste per accorciare la distanza tra le affermazioni cristiane sulla missione educativa e le realtà quotidiane della pratica educativa.  

Facendo riferimento all’esperienza del proprio figlio, l’autore fa notare che, pur utilizzando un libro di testo che avrebbe potuto creare delle opportunità per avere discussioni interessanti e riflettere sulle grandi questioni, mettendo a confronto varie narrazioni sul significato dell’esistenza umana, l’insegnante non aveva prestato attenzione al processo di insegnamento e dell’apprendimento e le lezioni sono risultate noiose. Un’occasione persa nel corso di biologia per aiutare gli alunni a ragionare su temi come fede, conoscenza, provvidenza, il valore della vita… 

Troppo spesso si pensa che un corso di studio è cristiano se insegna le cose da una prospettiva cristiana, o se discute come la fede è in relazione con l’argomento che si sta studiando, o se guarda nella Bibbia per vedere ciò che dice a riguardo, o se comunica una visione del mondo cristiana. O forse l’insegnamento è cristiano quando riflette uno spirito cristiano, quando è infuso di amore, o di umiltà, o di pazienza, o quando l’insegnante esibisce una cura genuina degli alunni. O ancora quando emerge da un cuore cristiano e da una relazione di amore. 

Smith non respinge queste definizioni ma evidenzia come viene trascurato in tutto ciò il processo pedagogico o il modo in cui gli alunni sperimentano e interpretano l’apprendimento. Ci invita a spostare la nostra attenzione per chiedere non solo quali idee cristiane devono essere insegnate ma a considerare anche in che modo le pratiche dell’insegnamento e dell’apprendimento potrebbero essere cristiane. Dobbiamo considerare le nostre strategie, che includono i tipi di compiti che diamo per casa, i modi in cui valutiamo il lavoro svolto, ecc., e chiederci se favoriscono un apprendimento profondo. I modelli di pratiche pedagogiche che usiamo non necessariamente e automaticamente producono i risultati che corrispondono alle nostre intenzioni.  

L’autore ritorna spesso su ciò che lui stesso definisce la questione centrale del libro: come potremmo mettere in relazione la fede cristiana con il processo pedagogico stesso e non solo con gli argomenti e i contesti istituzionali dell’apprendimento? Già nel primo capitolo, prima di offrirci i tanti spunti per la riflessione e la conversazione, dà una traccia di quello che intende sviluppare e illustrare più avanti: 

  • La conversazione sulla fede e la pedagogia va oltre questioni di visione del mondo o prospettiva espresse nei contenuti dei corsi, e non si riduce a questioni di carattere o gentilezza nei confronti degli alunni. 
  • Non si tratta di imporre un insieme di tecniche divinamente approvate. Deve essere una conversazione perché non c’è, e non ci dovrebbe essere, un’unica formula per insegnare in modo cristiano. 
  • Questa conversazione è necessaria per la salute e lo sviluppo futuro dell’educazione cristiana a tutti i livelli e per il bene degli studenti. Comporterà un’attenzione per una pratica incarnata che non abbandona la riflessione intellettuale ma che la porta più in là.  
  • Questa conversazione è stata trascurata nella letteratura protestante sull’educazione e molti degli strumenti intellettuali sviluppati per discutere “l’integrazione di fede e apprendimento” non sono adatti per un ulteriore sviluppo.   

Ogni capitolo si conclude con un elenco di domande per la riflessione e la discussione, e un invito a tenere un giornale in cui scrivere degli appunti e, come ogni buon insegnante, Smith dà dei compiti da svolgere o da solo o anche in gruppo.  

Consiglio vivamente la lettura di questo libro e, per coloro che devono ancora perfezionare le loro conoscenze della lingua inglese, vi svelerò ancora qualcosa nelle prossime settimane… 

 Brenda Crook