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Pluralismo, laicità e Bibbia nella scuola.

Sembra che l’evidente aggravarsi della situazione scolastica italiana relativa alla palese ingerenza
“disinvolta” di una specifica confessione di fede a discapito di una formazione che dovrebbe rispettare il
pluralismo religioso (Art. 3 e 8 della Costituzione), non sia considerato così allarmante. Basta, infatti, trovare
delle alternative o ideare nuovi progetti per ritenere che la scuola stia bene assolvendo il suo compito di
promozione culturale.
Il 29 marzo, dopo la firma fra il MIUR e Biblia (Associazione laica di cultura biblica), si attuerà nella scuola
italiana la tanto aspirata “conoscenza della Bibbia in un’ottica laica” (nel 1989 il primo appello al Ministro
della Pubblica Istruzione da parte di Biblia per l’inserimento della Bibbia nella scuola).
Come Comitato Insegnanti Evangelici, negli ultimi anni, abbiamo in diverse occasioni pubblicato le nostre
considerazioni a riguardo e vogliamo ribadirle tuttora, visto che allo stato attuale l’intesa fra MIUR e Biblia
sfocerà in un progetto operativo, che evidentemente non tiene conto delle opinioni divergenti di altri
cittadini. Per il valore che noi, come cristiani evangelici, attribuiamo alla Bibbia, in cui la nostra fede è
radicata, ribadiamo che la sua conoscenza in un’ottica laica è arbitraria e si traduce in manipolazione.
Infatti, la Bibbia si presenta come un testo composito di libri ispirati che testimoniano un Dio creatore,
provveditore, salvatore che si rivela all’umanità con lo scopo di offrire all’uomo la salvezza attraverso la
fede in Gesù Cristo. Questo è il dato ineludibile che vogliono annullare i cultori della Bibbia “laica”, ciò che
fa della Bibbia un testo confessionale che richiede per essere compreso una ricezione confessante. Lo studio
della Bibbia non può essere proponibile in un’ottica laica, a meno di snaturarne il significato autentico.
Insegnare la Bibbia “laicamente” significherebbe collocarsi e collocare gli studenti fruitori di questo
insegnamento nella condizione di coloro che “vedendo, non vedono, e udendo non odono né
comprendono”, secondo le parole stesse di Gesù nei Vangeli.
Nel comunicato stampa, si legge inoltre che l’iniziativa dell’associazione Biblia “non interferisce con
l’insegnamento religioso confessionale”… Pare perlomeno curioso che questi esperti della Bibbia vogliano
addomesticarne il messaggio imponendole una chiave di lettura laica, mentre non osano nemmeno dire una
parola sulla vergognosa ingerenza cattolica nella scuola pubblica di uno Stato laico!
Nello stesso tempo, gli amici dell’Associazione 31 Ottobre proseguono la loro “campagna” di
sperimentazioni di modelli in alternativa all’ora di religione cattolica: formare docenti per fare cultura
religiosa, istituire nella scuola una disciplina obbligatoria battezzata “religioni nella storia” o “storia delle
religioni” (dal convegno “Per una scuola laica e pluralista” tenutosi dell’Associazione il 15 maggio a Roma).
Anche in questo caso, come CIEI dissentiamo da tale posizione. A nostro avviso le forze non vanno spese
nella ricerca di “degne” alternative alla religione, perché l’esistenza stessa di materie alternative istituite per
coloro che non si avvalgono del credo cattolico romano legittima la presenza dell’IRC nella vita scolastica.
Semplicemente affermiamo che per difendere la laicità delle istituzioni l’obiettivo primario deve consistere
nell’estromissione dell’IRC dalle materie scolastiche. Solo in questo modo si potrà ottenere un autentico
rispetto del pluralismo religioso e di una scuola integralmente laica. Ogni altra iniziativa mirante ad
accompagnare o a sostituire l’insegnamento della religione giustificherà la sua presenza nella scuola e
minerà la libertà di credo altrui. Ricercare appetibili alternative, promuovere la laicità attraverso progetti
“emancipati” (come l’utilizzo “laico” della Bibbia) ed altro ancora, prescindendo dalla grave ingerenza
confessionale, vuol dire non tenere nella giusta considerazione la funzione della scuola. Essa ha il compito di
istruire evitando la pretesa di avere competenze che non le spettano in ambito religioso. La responsabilità
primaria in questo campo ricade sulle famiglie e sulle chiese di loro appartenenza, per cui nessuna religione
deve essere praticata nel contesto scolastico.
Riteniamo pertanto che l’impegno degli insegnanti e dei cittadini di uno Stato laico debba essere volto alla
realizzazione di una scuola che si appropri del suo ruolo di essere di tutti e per tutti, rimuovendo ogni
ostacolo che compromette l’uguaglianza e il diritto di essere istruiti nel rispetto del pluralismo culturale.


Il Direttivo del Comitato Insegnanti Evangelici Italiani – 16 luglio 2010