Historia magistra… ma solo a chi vuole imparare!
- Posted by Insegnanti Evangelici
- Categories Comunicati
- Date Luglio 29, 2009
La Bibbia, nell’episodio di Ponzio Pilato, dipinge sobriamente ed efficacemente l’immagine di colui
che, essendo in autorità, si rende colpevole di cedere alle pressioni di poteri forti (il popolo, i
magistrati e i capi sacerdoti), venendo meno ai dettami della propria coscienza e al compito di fare
rispettare la giustizia. Poco ci viene detto dei sentimenti che animavano questa pubblica opinione,
ma è noto il potere che essi ebbero di ottenebrare le menti e di pervertire le volontà.
La storia però si incarica di darci altre lezioni, come quella della “colonna infame” descritta dal
Verri e dal Manzoni, in cui giudici e magistrati si piegarono al sentire comune della gente che,
secondo Manzoni, era animata e come trascinata dai sentimenti della paura e dell’odio. Paura a
causa della carestia e dell’epidemia di peste nella Milano del 1630, odio derivato dall’ignoranza e
dalla superstizione che attribuiva agli “untori” l’origine e la causa del contagio. Come si sa, furono
torturati e barbaramente uccisi degli innocenti.
Trecento anni dopo, nel ventesimo secolo, ancora una volta, la paura e l’odio diventati cultura
popolare di massa portano allo sterminio degli Ebrei e di quanti sono identificati come “diversi”.
Molte altre volte e in altri luoghi la paura e l’odio hanno condizionato i sistemi sociali, spingendo la
pubblica opinione e le autorità a cercare dei capri espiatori.
A giudicare dalla storia contemporanea della nostra consumata, civilissima e acculturata Europa, ci
sarebbe da disperare. Nella culla dello Stato moderno, delle istituzioni democratiche e dei diritti
umani stanno risorgendo fantasmi di oscure minacce, sottoculture pseudo-popolari cariche di
superstizioni e pregiudizi razziali, odio e paura stanno di nuovo dilagando nella pubblica opinione e
le istituzioni vi si stanno adeguando.
È questa infatti la chiave di lettura più probabile del risorgere di partiti e movimenti nazionalisti,
degli episodi di aperto razzismo o di subdola discriminazione di cui gli stranieri extracomunitari
sono vittime anche nel nostro Paese, mentre le autorità compensano l’impotenza ad affrontare il
problema migratorio con l’acquiescenza nei confronti dei poteri forti.
Quando si impedisce ai bambini di ricevere giusta accoglienza, assistenza o istruzione o cure
mediche, con quale coraggio si viene a parlare di legalità? E da quale pulpito? La legalità avrebbe
ben altri campi in cui esercitarsi: dalle evasioni alle frodi fiscali, dalle infiltrazioni mafiose al
clientelismo, dalla delegittimazione della Magistratura al disinvestimento nelle forze di polizia,
nell’educazione, nello sviluppo.
Gli argomenti di quelli che, in nome della “nostra” religione, della “nostra” cultura, opprimono il
debole, lo straniero, il bisognoso e chi ha una diversa concezione del mondo sono pretestuosi, in
realtà essi cercano un capro espiatorio per i mali della società, rinnegando con ciò i più elementari
principi della religione e della cultura, di cui vorrebbero farsi paladini.
Il mondo è grande e ricco di risorse, ce ne sarebbe per tutti e in abbondanza, se qualcuno non
prendesse per sé (molto) più del necessario. È questo che, come insegnanti cristiani, vogliamo
insegnare e trasmettere alle nuove generazioni, non l’ipocrita sudditanza alle opinioni dominanti, né
l’egoistica difesa dei nostri privilegi, né la cieca paura del diverso, né l’odio che scaturisce dal
soffocamento della verità.
Stiamo attenti che ancora una volta il potere dell’ignoranza, della superstizione e dell’egoismo di
gruppo non ci porti a commettere nuove e inescusabili infamie. La storia insegna, proviamo a
imparare qualcosa!
Il Comitato Insegnanti Evangelici Italiani – 29 luglio 2009
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