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Lettera aperta al Ministro dell’Istruzione.

Egregio Signor Ministro,
Come membri del CIEI, Comitato Insegnanti Evangelici Italiani, desideriamo congratularci per il
suo nuovo incarico. L’importanza del suo mandato nell’ambito della scuola pubblica, di cui lei
certamente sente una grande responsabilità, ha indotto anche noi ad esprimerle le nostre
osservazioni riguardo alla scuola statale italiana e i nostri interrogativi sulle riforme già attuate e
quelle future.
E’ evidente che il sapere si colloca all’interno di una visione del mondo e che la neutralità è perciò
una impossibilità. Questa consapevolezza, a nostro avviso, dovrebbe essere tenuta presente per
evitare che la scuola statale si faccia promotrice di una specifica visione del mondo a detrimento di
altre.
La responsabilità primaria dell’educazione ricade sulla famiglia e ogni ingerenza da parte di
istituzioni pubbliche o ecclesiastiche costituisce un grave abuso. I diritti e gli obblighi dei genitori
nei confronti dei figli devono essere primari in campo educativo, e le istituzioni pubbliche e private
dovrebbero impegnarsi solo con delega da parte della famiglia. Esprimiamo il nostro disagio nel
dover insegnare la disciplina dell’Educazione alla Convivenza civile, perché comprende anche
delle educazioni, come quella alimentare e all’affettività, che sono ambiti in cui lo Stato non
avrebbe competenza, in più creano disagi a ogni insegnante sottraendogli il tempo per svolgere
pienamente il suo compito, che riguarda la trasmissione di conoscenze e abilità delle materie di
studio.
In questo contesto desideriamo affrontare con lei anche la questione dell’insegnamento religioso.
Ci rammarichiamo di constatare che con i nuovi ordinamenti la religione cattolica continua ad
essere elencata fra le materie obbligatorie, quando la legge stessa la dichiara facoltativa. Se lo
Stato si assume questa responsabilità, deve garantire la pari opportunità a ogni tipo di confessione
e non continuare con l’attuale regime discriminatorio a favore della Chiesa Cattolica. Tuttavia,
garantire a ogni alunno gli stessi diritti per quanto riguarda l’insegnamento religioso, diventerebbe
un compito arduo nonché difficoltoso per lo Stato, pertanto sarebbe auspicabile che il credo di
ciascuno, libero secondo la Costituzione Italiana, fosse affidato a chi ne ha la competenza: le
famiglie e le istituzioni religiose. Inoltre desideriamo affermare il nostro pensiero secondo il quale
gli insegnanti dell’IRC non debbano essere retribuiti dallo Stato e sottolineare l’ingiustizia
riguardo la procedura di concorso affrontata, decisamente diversa da quella degli altri insegnanti
in ruolo.
Per quanto concerne la proposta di un eventuale insegnamento della Bibbia come semplice fatto
culturale esprimiamo il nostro parere contrario. La Bibbia afferma di essere un testo religioso e
non può essere studiata con un approccio neutrale. Relativamente alla possibilità di studiare la
storia delle religioni sarebbe opportuno che questo compito fosse svolto da organi confessionali
che portino il loro contributo dall’esterno senza gravare sullo Stato.
Per concludere speriamo che lei prenda in considerazione le nostre riflessioni in vista di una
riforma della scuola che tenga maggiormente conto delle esigenze della laicità in un Paese sempre
più multietnico.
Augurandole un sereno e produttivo lavoro rimaniamo a sua disposizione nella speranza di un
dialogo proficuo.

Il Comitato Insegnanti Evangelici Italiani – 18 maggio 2006