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All’onorevole deputato Luca Volonté.

Chi Le scrive è un’associazione d’insegnanti che lavorano nella scuola statale.
Abbiamo letto attentamente le Sue esternazioni, come bisogna fare con chiunque in modo civile
esponga un’opinione. I suoi recenti interventi su alcuni quotidiani hanno sollecitato una nostra
reazione, oltre che per il contenuto, anche per il tono, a nostro avviso poco opportuno, di crociata
contro gli infedeli. Perciò, cogliamo le sfide da Lei lanciate e ci sentiamo in dovere di esprimerci al
riguardo.
Ci riferiamo ai suoi attacchi alla scuola statale e in particolare al corpo docente che vi lavora,
comparsi ad esempio su Il Tempo, Il Foglio e Il Resto del Carlino in data 20 e 21 /12/ 2006, che
suonano apertamente come offese. Oltre ad aver affibbiato alla scuola statale, una delle più
importanti istituzioni del nostro Paese, i nomignoli di “luna park” e “circo”, con eccessiva
disinvoltura si è permesso di generalizzare un comportamento inqualificabile di due insegnanti (il
caso delle “lezioni hard” e del “prof. travestito”) estendendo simili modalità alla categoria degli
insegnanti nel suo complesso, e da questo passando poi a infangare tutta la scuola statale.
Vorremmo al contrario sottolineare che la scuola statale italiana può vantare, fino a oggi, una
tradizione pedagogica e culturale che tutto il mondo le riconosce, e questo grazie anche alle
migliaia di maestri e professori che onestamente lavorano per la formazione dei loro alunni, con
grande serietà e professionalità. Lei dice che, dopo quegli episodi, i genitori diffidano degli
insegnanti. Speriamo che i cittadini italiani non usino lo stesso metro dei “suoi” genitori
nell’esprimere valutazioni sulla classe politica!
Una seconda offesa la ravvisiamo nell’assimilare gli insegnanti dei casi succitati, senza alcun
dubbio vergognosi e indecenti, a quegli insegnanti (e aggiungiamo Dirigenti) che si sono opposti
alle visite del Vescovo nella scuola. Sinceramente, non Le si addice e non ci sono parole per
commentare la superficialità di questo accostamento, ma rammentiamo ancora che quegli
insegnanti e Dirigenti hanno liberamente esercitato un diritto costituzionale. La Costituzione, la
Legge fondamentale dello Stato, che le Istituzioni hanno il compito di difendere e onorare, dice che
lo Stato è laico, e quindi anche la scuola statale è laica. Laico non significa e non si identifica con
laicista. Significa semplicemente, in questo caso, non privilegiare alcuna delle diverse espressioni
religiose presenti nella società e delle istituzioni che le rappresentano, fosse anche maggioritaria.
Ciò non impedisce affatto che le religioni si esprimano in tutti i luoghi e contesti loro deputati:
famiglia, chiesa o scuola confessionale che sia, ma la laicità rappresenta un limite all’esorbitare
da queste sfere a quella pubblica.
Inoltre, quegli insegnanti e Dirigenti non si sono opposti alla visita del Vescovo perché mossi dal
“timore degli schiavi” (sue testuali parole) nei confronti degli islamici, ma hanno agito secondo la
Legge che attribuisce al Collegio Docenti l’autonomia in questo ambito, e poi ancora secondo il
Concordato, che esclude atti di culto nelle scuole statali, per non citare tutte le altre sentenze e
pronunciamenti in merito (di cui la più decisiva è l’Ordinanza del C.S.M. N. 12 del 31/1/2006),
perché presumiamo che ne sia a conoscenza.
Un’ulteriore informazione, che forse non le è pervenuta, è che tra coloro che si sono opposti
c’erano genitori e insegnanti cristiani evangelici, i quali sono eredi di quelli che non hanno avuto
timore di affrontare l’Inquisizione e di andare alla morte per amore del Vangelo.
Infine, poiché tutti i protagonisti di quell’episodio erano e sono italiani, non si è trattato di uno
scontro di civiltà, secondo l’interpretazione di alcuni, che noi riteniamo pericolosa e fuorviante.
La battaglia per una sana laicità è un dovere, lo è ancor più per Lei, in virtù della carica che
ricopre, ci auguriamo pertanto un dibattito onesto e sereno su tali argomenti.
Desiderando dimostrarLe lo stesso rispetto che chiediamo per noi, la salutiamo cordialmente.

Il Comitato Insegnanti Evangelici Italiani – 4 gennaio 2006