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Lo stile papista: ora di religioni.

Secondo notizie recenti che riguardano la scuola bolognese, pare che alcuni Istituti Scolastici abbiano sorpassato in audacia e creatività perfino i cattolici delle Acli. Questi ultimi infatti hanno mosso serie critiche all’iniziativa di alcuni insegnanti, supportata da Dirigenti, di sostituire l’ora di religione cattolica con l’ora di dialogo interreligioso, ora in cui tutti gli studenti (avvalentisi e non) starebbero insieme a imparare il rispetto reciproco. Infatti, per i docenti della scuola Don Minzoni, delle medie Saffi e delle medie Leonardo Da Vinci, in accordo con la Curia, l’intento sarebbe quello di favorire il dialogo interculturale. Questi solerti educatori, in perfetto stile papista, hanno interpretato al meglio la vocazione della cattolicità del Cattolicesimo contemporaneo: raccogliere sotto la paterna supervisione Romana, circondare con le lunghe braccia vaticane tutte le espressioni dell’umana religiosità, in un abbraccio fatale. Come per il caso dell’inserimento degli insegnanti di religione cattolica nella commissione d’esame per la scuola secondaria di I° grado, già portato alla pubblica attenzione dall’Alleanza Evangelica Italiana nell’ultimo numero di Ideaitalia, anche in questo caso alcune osservazioni ci toccano, da evangelici insofferenti delle smancerie cattoliche.
Primo, ci chiediamo se il dialogo interculturale e il rispetto reciproco non siano caratteristiche portanti di ogni pratica educativa, di ogni stile formativo e di ogni disciplina scolastica, e non appannaggio di una o due ore, di un solo o di due insegnanti, di una sola o due discipline (Irc e alternativa). Gli studenti devono imparare a stare “tutti insieme” in ogni momento della vita scolastica.
Secondo, chi ha costituito l’insegnante di Irc e quello di alternativa esperti o interpreti di altre religioni? Perché se dialogo ci dev’essere, bisogna farlo seriamente, come ha sottolineato Bruno Moretto di Scuola e Costituzione, rispettando con equità le condizioni del confronto, cioè lasciando che i rispettivi rappresentanti delle singole posizioni esprimano il loro punto di vista. Ma a questo punto, risulta evidente che la scuola non sia affatto il luogo deputato a questo confronto, semmai l’università, o le sedi istituzionali adibite a conferenze, dibattiti e tavole rotonde.
Terzo, dai rapporti sull’ora di Irc emergono dati preoccupanti: molti genitori non sono nemmeno informati sui loro diritti, l’ora di alternativa è negletta e molti studenti non avvalentisi sono emarginati nei corridoi o costretti a stare in altre classi. Questo non stupisce per niente, d’altra parte quale dignità disciplinare potrebbe avere un’ora “alternativa” alla religione cattolica? Che cosa fonderebbe la sua specificità, il suo linguaggio, la sua metodologia? Si tratta solamente di una “materia”, quando c’è, per tappare un buco, anzi, una falla che si sta allargando, quella creata dalla scandalosa presenza di uno spazio di cattolicesimo nella scuola pubblica, (che dovrebbe essere) laica e pluralista.
Forse è proprio per la cattiva coscienza di alcuni cattolici riguardo all’ingiusta presenza dell’Irc che nascono iniziative come quella delle scuole citate, pensando che basti un po’ di fumo negli occhi, un gioco di prestigio come quello delle tre carte, per confondere l’intendimento delle persone e avvolgerle nelle spire di un cosiddetto “dialogo”, che mira in realtà a disinnescare il potenziale della libertà religiosa e a ridurre la portata delle convinzioni profonde che fondano l’identità.
Per quanto ci riguarda, noi insegnanti evangelici non diventeremo l’ennesimo ingrediente del minestrone cattolico ma, rimanendo aperti ad ogni possibilità di autentico confronto, promuoviamo nella scuola e nello spazio pubblico il rispetto dei valori e delle convinzioni, la dignità della persona, l’integrità della coscienza e tutte quelle condizioni di laicità ed equità affinché un vero dialogo possa svilupparsi.

Comitato Insegnanti Evangelici in Italia – 26 aprile 2018