Se questo è un paese normale…
- Posted by Insegnanti Evangelici
- Categories Comunicati
- Date Dicembre 12, 2020
Quando nel 2003 fu approvata la legge 18 luglio n. 186 che istituiva l’immissione nei ruoli pubblici degli insegnanti di religione cattolica, poi seguita da una anomala procedura concorsuale, gli insegnanti evangelici impegnati nella scuola statale hanno reagito prontamente per la grave violazione della laicità che si stava verificando. Era uno scandalo che, a differenza degli insegnanti di altre materie, quelli di religione cattolica entrassero di ruolo attraverso un concorso che prevedeva un’idoneità conferita dal vescovo. Si delineava allora una chiara violazione della Costituzione, in quanto si assumevano nei ruoli pubblici persone selezionate da enti privati, quali sono le diocesi cattoliche. E tutto questo mentre (era allora Ministro l’On. Letizia Moratti) si tagliavano decine di migliaia di posti di insegnanti di altre materie, in nome della “razionalizzazione” della scuola. Questo trasformò la “religione facoltativa” in una materia in tutto e per tutto curricolare, cioè inserita di default nel curricolo scolastico, mentre la possibilità di astenersi e di optare per altre attività era schiacciata in fondo alla lista delle discrezionalità.
Gli anni trascorsi da allora sono stati quelli della sopportazione attiva, cioè della paziente denuncia di ogni atto di discriminazione nei confronti degli studenti che non si avvalevano dell’Irc, della difesa delle libertà di coscienza e di religione, dell’attenzione per le legittime richieste di “attività alternative” scritte sulla carta ma evase nella realtà, della rivendicazione di parità di trattamento agli esami tra studenti avvalentisi e studenti non avvalentisi, della protesta per gli atti di culto in orario scolastico, innumerevoli sono stati i pronunciamenti pubblici per denunciare la condizione infelice di chi decideva di non frequentare l’IRC. La verità della discriminazione nella scuola di questi alunni (e dei genitori) che osano non avvalersi dell’Irc è palese e grida vendetta.
Anche se i problemi da noi sollevati hanno certamente infastidito molti, altri forse si sono posti la questione per la prima volta, altri ancora si sono spinti finanche a darci ragione, ma nella sostanza, lentamente ma inesorabilmente, si vuole far passare questo scandalo come “normalità”. Invece, in un paese normale, le persone normali avrebbero normalmente un sussulto davanti a simili intrighi e non si accontenterebbero delle timide reazioni di una parte degli evangelici. Oggi, a diciassette anni dall’ultima volta, il Miur comunica che sarà bandito il concorso per l’assunzione degli insegnanti di religione cattolica. La Ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina, e il Presidente della Conferenza Episcopale Italiana (CEI), il Cardinale Gualtiero Bassetti, hanno sottoscritto l’Intesa sul concorso per l’assunzione degli insegnanti di Religione Cattolica. Nulla è cambiato: ancora oggi tra i requisiti di partecipazione alla procedura concorsuale “è prevista la certificazione dell’idoneità diocesana rilasciata dal responsabile dell’ufficio diocesano competente”. E ancora oggi, una volta assunto in ruolo dallo Stato, l’insegnante che perda questa idoneità ha il diritto di continuare a insegnare un’altra materia, senza aver superato alcuna prova di idoneità disciplinare. No, non ci rassegniamo a questa paradossale e distorta “normalità”. E non ci vengano a ripetere la necessità di stabilizzare i docenti di Irc che sono precari, la stabilizzazione
semmai toccherebbe al Vaticano, essendo in tutto e per tutto agenti del cattolicesimo collocati nelle scuole statali. Nulla di personale, gli insegnanti di Irc sono bravi e competenti più o meno come gli altri, è una questione di principio, di giustizia, di libertà e di verità. Oggi l’Italia non ha più una religione di stato, tutte le religioni, anche la mancanza di religione, devono essere considerate equivalenti, perché attengono alla libertà di scelta della persona. E non solo a motivo degli immigrati stranieri ma anche a motivo dei moltissimi italiani che sono non credenti, o “diversamente credenti”. Quindi continueremo a dire e ad affermare ciò che abbiamo sempre sostenuto: l’insegnamento di una qualsiasi religione deve stare fuori dal curricolo e dall’orario scolastico. Lo Stato non agisce con giustizia quando prende in carico una delle parti, e non si astiene da ciò che non gli compete, e l’insegnamento religioso non è competenza dello stato o della scuola. Ci sono le famiglie, le parrocchie, le comunità religiose apposta per questo. La cultura italiana è tanto cattolica quanto pagana, tanto atea quanto agnostica o superstiziosa. Ogni cultura dovrebbe essere ritenuta di uguale dignità, perché è incarnata da persone vere, che ne sono portatrici. Questa verità brilla come una fiamma inestinguibile, e gli insegnanti evangelici non si rassegneranno a vederla tremolante o debole, ma contribuiranno a tenerla ben accesa.
Comitato Insegnanti Evangelici in Italia – 22 dicembre 2020
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