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Una scuola statale, laica, democratica per tutte e tutti in una società in trasformazione: un impegno per la sinistra.

Il Comitato Insegnanti Evangelici Italiani ha partecipato con interesse al Convegno organizzato a Roma il 9
febbraio dall’associazione “Per la Scuola della Repubblica”, dal titolo: “Una scuola statale, laica,
democratica per tutte e tutti in una società in trasformazione: un impegno per la sinistra”.
L’alto profilo culturale dei relatori, la qualità degli interventi e la partecipazione del vasto pubblico hanno
conferito all’incontro grande rilevanza, ponendo gli argomenti trattati in primo piano nell’agenda delle forze
politiche, non solo di quelle che erano presenti alla tavola rotonda.
Roma, sede delle Istituzioni italiane e anche del Vaticano, ha offerto la giusta cornice per la trattazione di un
argomento fondamentale per la vita pubblica e democratica, soprattutto nel momento attuale di crisi e
disorientamento generale del nostro paese.
Se la Costituzione rappresenta il principale riferimento per l’unità nazionale e per i valori condivisi dai
cittadini, la scuola statale è lo strumento che lo Stato si dà per preservare, trasmettere e vivificare tali valori,
nella pratica quotidiana dell’apprendere e del convivere di tutti i bambini e le bambine, di tutti i ragazzi e le
ragazze, “senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni
personali e sociali” (Art. 3 della Costituzione).
La scuola statale quindi è uno strumento di democrazia, chiamata com’è a fornire a tutti indistintamente gli
strumenti culturali e gli alfabeti per “il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione” alla
vita sociale e professionale, cioè per contribuire al bene comune.
La scuola statale è perciò un bene pubblico, da salvaguardare e difendere. Da salvaguardare, a causa dei
ripetuti attacchi che da molti anni i successivi governi le hanno portato, stravolgendola con riforme miopi e
sconsiderate, togliendole risorse fondamentali, misconoscendo il suo valore e demolendo la sua immagine
pubblica. Da difendere, a causa della pressione dei potentati e delle gruppi che ne hanno deviato le risorse
per devolverle alle scuole cattoliche, che ne hanno occupato gli spazi con la presenza dell’insegnamento
della religione di maggioranza, che continuamente premono affinché studenti e insegnanti rinuncino alla
libertà di coscienza e si pieghino al loro predominio.
La laicità è la condizione che rappresenta questa salvaguardia e questa difesa, un principio incardinato nella
Costituzione e che deve informare le prassi collettive delle istituzioni pubbliche. Non sono mancate le note
critiche rivolte al governo uscente, che non ha fatto nulla per difendere la laicità violata e modificare la
tendenza dei governi precedenti allo smantellamento della scuola.
Il C.I.E.I. ha dato il suo contributo al dibattito, mettendo in evidenza la propria identità evangelica, portatrice
di “valori caldi”, cioè della fede nel Vangelo di Gesù Cristo, Salvatore e Signore del mondo, ma che difende
i “valori freddi”, cioè la legge, la democrazia, le regole della convivenza, in una parola, la laicità delle
istituzioni e in particolare della scuola, come spazio pubblico in cui le diverse componenti culturali, etniche,
sociali e religiose possano convivere e dialogare su un piano di parità. Ha ribadito la necessità di andare oltre
il Concordato, per arrivare all’adozione di una nuova legge sulla libertà religiosa. Ha infine preso le distanze
da una pregiudiziale opposizione alle scuole private, in nome del diritto delle famiglie a educare secondo le
proprie convinzioni, e anche riconoscendo la ricchezza dell’eredità protestante riformata in materia di
educazione, componente che deve, in un paese democratico, avere la libertà di promuovere la propria visione
del mondo anche con l’istituzione di scuole, purché senza oneri per lo Stato, cioè senza prelevare le risorse
destinate alla scuola statale.
La diversità dei presupposti e dei punti di vista ha costituito un arricchimento e non un ostacolo per i
convenuti, che al termine hanno redatto un documento conclusivo, da rivolgere come appello alle forze
politiche perché tengano conto delle istanze emerse dal Convegno.
Su questi temi il CIEI auspica un dialogo aperto e franco anche con le restanti componenti del variegato
mondo evangelicale, ministre di un messaggio decisivo per il bene del paese nel quale vivono, cui possono
contribuire con il loro positivo apporto.

Comitato Insegnanti Evangelici Italiani – 9 febbraio 2008